mamma e figlia

Sentirsi mamma

A tutte noi hanno raccontato la favola che appena stretto il nostro bambino tra le braccia, ogni gesto ci sarebbe venuto in modo naturale e spontaneo.  Perché si innesca il famoso istinto materno.

Ma esiste davvero l’istinto materno? O è una favola, appunto, che ci raccontano per tranquillizzarci?

Alcune cose avvengono in modo abbastanza semplice: ad esempio affinare l’udito e avere un sonno più leggero, per svegliarsi di notte quando il bimbo piange.  Ma non per tutte è qualcosa di immediato. In certi casi avviene con gradualità, nel corso dei mesi; in altri casi sono i papà a svegliare le mamme, che non si alzerebbero nemmeno per un terremoto!

Non è sbagliato se la trasformazione in “mamme” non avviene appena partorito. 

E poi cosa significa essere mamme? Provare un amore viscerale per il proprio bambino, svegliarsi di notte al primo sospiro, e avere il sesto senso quando stanno per farsi male?

Eppure molte mamme quei famosi presentimenti di qualcosa che non va, non li hanno mai avuti; altre non riescono a provare immediato amore per il loro piccolo, né sentono quell’attaccamento che tutti decantano. E alcune riescono a fare ogni cosa come da “manuale”, ma non si sentono ugualmente madri.

Io non nascondo che per sentirmi davvero una mamma ho impiegato del tempo: quando mia figlia per la prima volta mi ha chiamata “mamma” mi sono sentita quasi legittimata a definirmici. Ma prima… era tutto un po’ strano.  L’amavo molto, ed ero felice di stare con lei; ma non la sentivo del tutto “mia”. Mi sentivo più vicina alla figura della bàlia, che accudisce e nutre un neonato, ma non lo sente come una parte di sé.  Per sentirmi mamma forse mi serviva che lei mi chiamasse così, che lei interagisse con me, che mi facesse sentire davvero la sua mamma.

Per il resto partivo avvantaggiata: come educatrice ero esperta di bagnetti, cambi pannolini e tappe evolutive. Ma sono andata in crisi con l’allattamento, avevo paura a mettere le tutine a un esserino così piccolo, e ho passato le notti a studiare come preparare le prime pappette.

Insomma, ci sono voluti mesi perché nascesse la mamma che era in me. 

È venuta fuori a poco a poco, e si è finita di costruire insieme a mia figlia, che mi ha “forgiata” sotto molti aspetti. Se sono una mamma più o meno permissiva, è perché lei mi ha dato i ritmi, con il suo carattere, con le sue risposte, con i suoi “capricci”. Se ora scatto a controllarla nei momenti giusti, quando si sta per lanciare di testa dal balcone, è perché ho imparato che lei può stare in silenzio per un certo lasso di tempo, ma poi diventa pericoloso!

L’istinto materno non è immediato, non è universale, e alcune donne magari non lo svilupperanno mai, mentre per molte si affina negli anni.

Di certo è importante sentirsi mamma nel modo più comodo per ciascuna di noi, senza seguire modelli rigidi che ci costringono a snaturarci. Perché prima di essere madri siamo donne, con un’identità ben precisa. E saremo un modello per le nostre figlie e i nostri figli, solo se saremo serene e a nostro agio con noi stesse.

E se avete un neonato tra le braccia, mi permetto di darvi questo consiglio: godetevi il lento passaggio dall’essere sole, all’essere in due. Perché giorno dopo giorno vi renderete conto che anche mentalmente non sarete mai più “solo voi”, ma diventerete le mamme di qualcuno che vi sarà legato per tutta la vita.

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