bimbo con mele

A tavola!

Il cibo, si sa, è un piacere. Non serve solo alla nostra sopravvivenza, è proprio un elemento necessario per il nostro benessere psico-fisico. E non parlo del semplice “mangiare”: ma del cucinare insieme, apparecchiare una tavola, condividere qualcosa di gustoso in un momento intimo come quello in cui ci nutriamo.

Non a caso nutrire deriva dalla stessa radice di colare, stillare, ed è strettamente collegato all’allattamento materno, il nostro primo cibo. Sicuramente una cosa molto intima, qualcosa che ci riporta a sensazioni di accudimento, benessere, sicurezza.

Ora vi chiedo: il momento in cui mangiate insieme ai vostri bambini, è un momento di nutrimento? Avete il tempo, la calma, la quiete, per godere appieno di quello che mangiate insieme? O è più una corsa ad ostacoli tra neonati che mitragliano la crema di tapioca, fornelli che sfrigolano con la vostra cena ancora sul fuoco, e bambini che dovete imboccare a forza, perché finiscano la cena?

Se la vostra situazione è simile a quella che ho appena descritto, tranquilli: state vivendo la normalità. Però possiamo mettere in atto alcuni accorgimenti per vivere più serenamente lo stare a tavola insieme.

Se avete lattanti

Godetevi il momento dell’allattamento, qualunque esso sia: naturale, artificiale, esclusivo, integrato, con tiralatte o a richiesta. Comunque alimentiate vostro figlio/a, l’importante è che sia un momento di piacere. Il compito delle persone intorno a voi? Lasciarvi tranquilli ad allattare. La vostra missione? Instaurare una relazione di cura, intima e profonda.

Che siate la mamma, il papà o qualunque altro care giver, il momento in cui un neonato viene nutrito non è semplice mangiare. È trasmettergli amore, fiducia, serenità; per questo bisogna avere tempo e quiete. Quindi, se in casa avete altri bambini, trovate momenti differenziati per mangiare tra voi e darvi attenzione. Dare il latte al piccolo deve essere una coccola, per tutti!

Se avete bambini piccoli (6 mesi-1 anno)

Mettete via pretese e ricerca della perfezione. È normale cambiarsi da capo a piedi perché il piccolo vi ha sporcati ovunque. È normale avere la cucina devastata. È normale che la pappa sia a volte più a terra che nella bocca di vostro figlio. Siate molto calmi e pensate che per un infante il mangiare è sperimentazione: sta sperimentando gusti nuovi, consistenze nuove, strumenti nuovi e gesti mai fatti prima.

Quando lo vedete agitare inutilmente un cucchiaio lanciando minestrina in ogni angolo, pensate che sta migliorando la coordinazione oculo-manuale. Se di un piatto pieno ne mangia solo la metà, ricordatevi che ha lo stomaco grande quanto un pugno, e non gli serve davvero tutto quel cibo. Se si sporca, se tende a giocare con gli ingredienti, non gridatelo: lo sta studiando.

Il colore, il sapore, la consistenza del cibo sono cose affascinanti per un bambino; significa che è assorto nel momento del pasto, che gli
interessa! È una cosa importantissima lasciarlo immergere in questa attività, perché solo così avrete bambini che amano il cibo, che gli danno attenzione, e che non devono avere davanti a sé schermi o telefonini per riuscire a mangiare se “distratti”. Fateli sporcare. Fategli lanciare le posate. Magari i piatti, quelli comprateli con la ventosa sotto, così almeno limiterete i danni!

Ma vi assicuro che è un periodo che passa, passa in qualche mese. I bambini imitano tantissimo e apprendono per osservazione. Il vostro pasticcione che a 8 mesi si esercitava sulla legge di gravità lanciando i bicchieri, a un anno e mezzo vi darà enormi soddisfazioni.

Fidatevi. Tenete duro!

Se avete bambini nella fase “non sto fermo sulla sedia” (1-4 anni, ma forse anche di più)

Adesso vi dirò qualcosa di molto confortante. Tenetevi pronti eh. I bambini DEVONO muoversi. È normale, non siete voi che avete generato un piccolo Taz. Se fosse per loro giocherebbero tutto il giorno, e stare mezz’ora fermi su una sedia equivale a 5 ore di torture.

Davanti a voi avete due vie percorribili, a mio parere entrambe giuste: per i più liberali, consiglio l’antico metodo del “vai a fare un giretto, e quando torni mangi una forchettata”. Vi giuro che i bambini crescono anche mangiando così, in modo itinerante.

Per gli amanti dell’ordine e della buona educazione, consiglio comunque di lasciarli alzare, quando non ne possono più. Ma una volta alzati da tavola, non si mangia più. Il loro piatto viene tolto e chi si è visto si è visto, il prossimo pasto è tra 4 ore. Ovviamente siate flessibili, anche su questa regola. Se vostro figlio richiede il piatto perché si è accorto di avere ancora fame, concordare che può riaverlo se mangia almeno mezza porzione è una bella vittoria.

Siate strategici e vivete questi momenti come un grande allenamento che gli state offrendo: gli state insegnando a imparare a leggere i segnali del proprio corpo. A capire quando è stanco, quando ha bisogno di muoversi, quando ha fame o quando è pieno. Può capitare di sbagliarsi, e voi li aiuterete a capire sempre meglio come prendere le misure.

Se avete bambini che non mangiano certe cose (0-99 anni)

Dal primo al secondo anno di vita, i bisogni nutritivi di una bambino cambiano molto. L’apporto lipidico passa gradualmente dal 50% delle calorie totali, al 30%; l’apporto di carboidrati dal 40% sale al 50%, e dovrebbe raggiungere il 55-60% nel corso del terzo anno.

Oltre a ciò, sembra che a livello ancestrale lo sviluppo ci abbia insegnato a diffidare dei vegetali potenzialmente velenosi (quindi molto colorati o molto… verdi!) perciò verso i 3 anni i bambini privilegiano cibi solidi e dai toni chiari. Insomma, non è colpa loro se vogliono solo pasta in bianco tutti i giorni. È lo sviluppo che lo impone, almeno per un certo periodo.

Una cosa è certa: è una fase passeggera. Come quella di mangiare sempre e solo una cosa, e poi dopo una settimana intera, passare ad un altro ingrediente. Non è qualcosa di grave, che dovrebbe allarmarvi: capita a tutti i bambini e le bambine del mondo, e ciascuno di loro ha un ottimo sistema di autoregolazione. Se a un bambino mancano proteine o vitamine, istintivamente il suo corpo gli farà venire voglia dell’alimento che gli occorre. Loro, molto più di noi adulti, seguono unicamente i bisogni fisiologici, e possiamo fidarci delle loro percezioni (se non sono stati educati a scelte alimentari negative).

Ovviamente starà a noi valutare quando proporre altri alimenti, quando integrare la loro dieta “irrigidita” dall’odio per le novità; ma anche qui con metodo: proponete, date l’esempio, non forzate. Fatevi vedere voi per primi che mangiate certi cibi, gustateveli, proponete loro di assaggiare un piccolo cucchiaino di qualcosa, e se dice di no… rispettate il no.

Piano piano – per imitazione, per fiducia, per curiosità – assaggerà tutto. È molto più probabile che un rifiuto a un alimento diventi definitivo, se associa quel cibo a un’imposizione che ha vissuto negativamente. Quindi non dannatevi per cucinargli il soufflé ai cardi. Se vuole pasta in bianco, godetevi il momento! Pensando che tra non molto tempo avrà richieste assurde e molto più complicate.

Se avete bambini che non mangiano nulla

La salute viene prima di tutto, e dovrebbe sempre essere il pediatra a seguire i progressi di crescita di vostro figlio. Se il medico dice che il bambino è sano, forte e cresce bene, allora nessuna paura: evidentemente ha già tutto quello che gli occorre.

Secondo voi mangia comunque troppo poco? O vuole mangiare solo se imboccato? O ancora richiede tutto frullato, o solo UN particolare tipo di cibo? I motivi possono essere tantissimi, e non per forza gravi. Anzi… spesso i bimbi vogliono mangiare le cose frullate per mera pigrizia, o rifiutano le novità per la neofobia che li caratterizza.

Se per voi è il momento giusto che faccia un “salto” di crescita e non volete aspettare che la cosa si risolva da sola, potete benissimo applicare quello che solitamente consigliamo nei nidi ai genitori dei bimbi che rifiutano il cibo: lasciateli liberi di mangiare da soli, quello che vogliono del loro piatto, e per il tempo che gli occorre. Finito il momento del pasto, via il piatto; non importa se hanno mangiato tutto, metà o nulla.

L’importante è non dargli subito l’alternativa a lui nota: la merendina che ama tanto, il dolcetto consolatorio che gli viene passato perché almeno abbia “un po’ di energia”, il pezzo di pane “per sopravvivere”. Non dategli nulla, fino all’ora giusta per il pasto successivo (la merenda pomeridiana o la cena). E state attenti che sia ovviamente un pasto adeguato: se a merenda un bambino di 2 anni mangia 2 fette di pane e cioccolato, sarà molto difficile che a pranzo e a cena mangi ciò che gli proponete.

Perché non ha abbastanza fame, il suo corpo è già pieno di zuccheri eccessivi, e sa benissimo che può digiunare in quei due pasti, perché a colazione e a merenda ottiene ciò che preferisce avere. State pur certi che nessun bambino si è mai lasciato morire di fame, e sta a noi proporre alternative sane e valide per le loro scelte alimentari.

Idee sempre buone: sia tra adulti, che con i piccoli

1 – Cucinate insieme! Il cibo preparato con le proprie mani, è molto più gustoso e invitante
2 – Personalizzate l’apparecchiatura facendo scegliere ai bambini il piatto che vogliono quel giorno (o il tovagliolo, o le posate). Questo è un piccolo modo per coinvolgerli nel momento della preparazione, e dare importanza alle loro scelte.
3 – Provate a spegnere tutto: cellulari, televisione, radio. Datevi attenzione, parlatevi della vostra giornata. Provate a vivere il momento del pasto come una coccola, una cena romantica tra voi e la vostra famiglia.
4 – Complimentatevi con loro per i traguardi che raggiungono e i progressi che fanno a tavola; raccontategli i pasticci che facevano da piccolissimi; ma anche quelli che facevate voi, e i cibi che vi piacevano o che proprio non volevate da bambini. Il raccontare storie e il mangiare,
vanno da sempre a braccetto!
5 – Prendetevi tutta la calma e il tempo che vi serve. Ciascuno ha il suo ritmo!

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