La quarantena no! Non l’avevo considerata

Credo sia l’argomento più scottante di tutti, da qualche settimana a questa parte. Forse sarete stufe di sentirne parlare, ma qualche parola credo vada spesa sul fronte “bambini”.

I telegiornali, i notiziari alla radio, i comunicati del nostro Presidente del Consiglio, non si rivolgono di certo ai piccoli di casa. Sono pensati per noi adulti, certo; ma ho notato in prima persona come anche i canali dedicati esclusivamente all’infanzia vengano interrotti con messaggi istituzionali sull’emergenza covid19. E credo che in pochi si siano posti il problema di come certe notizie vengano percepite da chi ha 5 o 10 anni.

Come sempre il lavoro di “filtro” sta a voi: mamme, papà, nonni o zii che siate. E non è un lavoro facile, perché non c’è la frase giusta, a prova di ansia. Ogni bambino ha un carattere unico, voi che li avete vicini questo lo sapete benissimo. E non sempre è facile prevedere come potranno reagire a delle emergenze nuove.

A volte nemmeno sappiamo come possano reagire a un peluche rovinato in lavatrice, o alla nascita del fratellino, figuriamoci alla news di una pandemia!

Ho deciso di raccontarvi le diverse fasi che ho affrontato io con mia figlia, perché credo sia giusto sapere che davanti a questi eventi nessuno di noi è esperto, nessuno gestisce le cose “al meglio” e siamo tutti vulnerabili. Io ho fatto sicuramente tanti errori e ho corretto il tiro strada facendo. Mal che vada, leggendomi, saprete cosa NON FARE o vi farete quattro risate.

Fase 1: ignorare il problema
Problema? Che problema? Non c’è nessun problema!

Sappiamo tutti che non è una soluzione praticabile; specie alla lunga, specie con bambini grandicelli. Ma sarà che fa tanto Benigni in “La vita è bella” e ha un po’ un alone romantico, ma ammetto che ho gestito le prime due settimane di quarantena così. Ho detto a mia figlia “siamo in vacanza! E la mamma resterà a casa con te, perché ultimamente abbiamo passato poco tempo insieme”. Lei era felice, io ero felice; e la tecnica dello struzzo ha retto per ben 14 giorni perché mia figlia ha 3 anni.

Poi giustamente la nonna in video chiamata ha chiesto alla sua nipotina: “Allora, sei preoccupata di questo virus, piccolina? Ti dispiacerà non vedere più i tuoi compagni di scuola?” e il mio castello di carte è crollato.

Fase 2: minimizzare il problema
E che sarà mai… Non c’è da aver paura!

Una volta scoperto che non era in vacanza, mia figlia mi ha giustamente chiesto cosa stesse succedendo. Perché avrà pure 3 anni, ma se qualcuno dice “virus” ci arriva anche lei che non stiamo parlando di cose belle.

Al che, le ho spiegato che si trattava di un’influenza, molto forte e molto brutta, che stava colpendo tante persone. E che per sicurezza stavamo tutti un po’ più a casa, evitando di andare a scuola o a lavoro, per permettere a tutti i malati di guarire per bene. Il nonno in quelle settimane purtroppo era stato ricoverato in ospedale proprio per quel virus, ma grazie al cielo era appena stato dimesso, e avevo potuto dire a mia figlia: “Hai visto? Anche il nonno aveva tanta tosse e stava male, ma grazie ai dottori è guarito. Non c’è da aver paura.

Forse in quel momento mi serviva sentire la mia voce dire qualcosa di così rincuorante, quindi mi ci sono aggrappata stretta e forte a quel “non c’è da aver paura”.

Fase 3: ammettere il problema
Ok, qualcosa non va… Parliamone!

Io e il papà della mia bimba siamo separati. E ovviamente abbiamo linee di gestione diverse su TUTTO (se no mica ci separavamo!). Quando mia figlia è tornata dal weekend di quarantena col papà, me la sono ritrovata che non voleva addormentarsi, perché aveva paura “del virus con la corona”.

Ho dovuto scontrarmi faccia a faccia con la mia tendenza a proteggere sotto una bolla di ottimismo la mia piccolina. Forse avevo minimizzato troppo. Forse non parlandole seriamente della gravità di questa cosa, le avevo creato uno stacco troppo grosso con tutto il resto del mondo.

E così ho cercato di rimediare.

Le poesie

Ho letto per prima cosa la poesia scritta da Roberto Piumini. Se non lo conosceste, è un autore e poeta di libri per l’infanzia e a mio parere nomina col tono migliore ciò che sulla bocca di ogni adulto in questi giorni provoca ansia.

Ammetto che ho avuto difficoltà a leggere una poesia su questo. Forse dentro di me strideva il fatto di vedere in rime scanzonate, qualcosa che aveva spedito in ospedale mio padre, appena due settimane prima. Ma a mia figlia ha fatto bene.

Ha ascoltato in silenzio, mentre colorava, fingendo di non prestare attenzione. E io non le ho chiesto nulla, ho lasciato “agire” il potere della narrazione, a cui serve tempo e silenzio per penetrare. So che a lei è arrivato tutto, perché prima di addormentarsi mi ha detto: “appena finirà tutto andiamo a trovare il nonno, vero mammina?”

Il potere delle poesie.

La chiarezza mentale

Vi esorto a provare di mettervi nei panni di un bambino: ogni malattia per lui è una novità. Il primo raffreddore, la prima congiuntivite, la prima febbre a 38,5°, la prima otite… Tutte esperienze terribili, che riuscivano ad affrontare meglio solo se NOI eravamo calmi a fianco a loro, mostrandoci sicuri di quello che dovevamo fare. Qui vale lo stesso principio.

Avete chiare le regole della quarantena? Di come lavarvi le mani e quando? Del perché evitiamo di uscire, se non per necessità urgenti? Se non avete chiaro qualcosa: leggete le fonti ufficiali, informatevi con notizie attendibili, seguite le prassi approvate dal Governo. Insomma: studiate bene, per trasmettere con sicurezza ai vostri figli le cose giuste.

Se siete persone un po’ ipocondriache o molto emotive, fatevi aiutare da parenti, amici o parole di altri (come la poesia che ho usato io), per non veicolare ai vostri bambini troppa paura. Ammettere che abbiamo paura anche noi adulti, è legittimo. Ma ricordatevi che voi sapete cosa fare. Siete grandi, siete i loro eroi.

Se anche nella paura voi siete saldi, loro non avranno nulla da temere!

Le routines

I vostri bambini per andare a scuola si svegliavano alle 7? Al nido mangiavano alle 12? Magari evitate di farli dormire fino alle 10, e andare a tavola alle 14. I ritmi certamente un po’ saranno cambiati, in queste settimane. Ma più ricreerete le loro routines, e meno spaesati si sentiranno.

Se vi può tornare utile, utilizzate la scansione temporale delle attività scolastiche:

Colazione – gioco libero – attività – pausa bagno – pranzo – pulizia – sonnellino – attività- merenda – gioco libero.

Che andassero al nido, alle scuole dell’infanzia, o alle elementari, le routines sono sempre simili. A inizio e fine giornata lasciateli liberi di fare quello che più li rende felici: che siano i cartoni animati sul divano, suonare il tamburo, o giocare ai videogiochi, direi che per una mezz’oretta (o un’ora, se sono grandi) possiamo dire “liberi tutti!”. Magari anche noi riusciamo a farci una doccia con calma, che ne dite?

Le attività possono essere le più svariate, andate sul semplice e non fatevi prendere dall’ansia di progettazione; considerate che qualunque cosa proporrete è già un aiuto concreto rispetto a quello che mi diceva mia madre nei lunghi 3 mesi estivi (“la noia sviluppa la fantasia. Quindi arrangiati!”). Che siano i travasi con la farina per i piccolini, i collage e le tempere, la lettura di libri o l’aiuto compiti, le attività hanno sempre una durata breve: 20/30 minuti per chi ha pochi anni. Un’ora, massimo 2, se parliamo di bambini delle elementari. Meglio variare spesso, e sfruttare le attività quotidiane come attività educative: i vostri figli possono finalmente cucinare insieme a voi, o aiutarvi a fare il bucato. Anche a scuola hanno mansioni di riordino e pulizia, quindi perché fargli perdere questa bella rountine a casa?

Sfogarsi fisicamente

So che sembra una battuta, in quarantena. Ma sfogarsi fisicamente serve tantissimo per vivere bene! Specialmente ai bambini, che sono tutta motricità, e accusano molto più di noi il contenimento. E allora via ai balli scatenati per casa guardando i Blues Brother o mettendo su i vostri cd preferiti! Provate a fare insieme yoga guardando i tutorial online. Chiedete ai vostri figli di far finta di fare la lezione di educazione fisica una volta a settimana.

Se avete una casa grande, provate a spostare qualche mobile per avere una zona “libera” da riempire con tappeto, coperte, o cuscini, e fate salti, lotta libera o anche solo le coccole.

Se avete la fortuna di avere balconi o terrazze, approfittate di qualunque momento di sole e calore, anche fosse solo per fare “merenda” all’aperto.

Se avete un giardino condominiale, ed è vuoto come il mio, approfittate per andare a fare due passi insieme a loro. Io scendo a volte con mia figlia per andare a raccogliere il rosmarino e la salvia, di cui abbiamo due bei cespugli proprio sotto al nostro portone. Fa strano farlo quasi di nascosto, e in fretta, come se fosse qualcosa di illegale. Fa strano pensare che salire un attimo sull’altalena del giardino – seppur vuoto, seppur sicuro – sia qualcosa per cui ti puoi prendere un urlo dal balcone da parte di un vicino. Ma ammetto che anche così ha il suo fascino.

Ogni tanto ci sentiamo due spie in missione, o due fuorilegge del dondolo. Ci viene da ridere e poi scappiamo veloci a casa, che anche quella corsetta di pochi metri ci fa bene. E comunque se fate le scale e vivete al sesto piano come noi, è ASSOLUTAMENTE uno sfogo motorio!

Esprimere le emozioni

Non lo avrei mai detto, ma quando mia figlia ha visto il video mandato via whatsapp dalla sua maestra di scuola, lo ha messo in loop per 3 o 4 volte. Aveva bisogno di sentire la sua voce, di vederla, di vedere le foto della sua scuola materna, e il viso dei suoi compagni.

Abbiamo passato un pomeriggio a scorrere la galleria fotografica con tutte le immagini relative alla scuola. Le serviva. Io non lo avevo capito, e mi sono sentita sciocca per non aver pensato a una cosa così importante. Mia figlia è piccola e fa fatica ad esprimere le sue mancanze. Così ho cominciato a raccontarle le mie: “Mi manca uscire e comprare il gelato alla baracchina. Mi manca stare con te sul dondolo al parchetto. Mi manca l’aperitivo con le amiche. Mi manca lavorare con i miei bimbi abbracciandoli e stringendoli”.

Come per magia sono uscite le sue, che ho scoperto essere molto simili alle mie. E allora abbiamo fatto le crepes in casa (che non sostituiscono il gelato, ma vabbè); abbiamo giocato a fare “la nave pirata” sulla pancia della mamma (non sono un dondolo, ma con un po’ di impegno…); abbiamo fatto cene molto poco educative a base di taralli e fette di salame, perché l’aperitivo lo voleva fare anche lei; e la prossima volta che vedrò in video-chiamata i miei “bimbi grandi”, come li chiama mia figlia, li farò vedere anche a lei, così comincerà a capire cosa sia lo smart working di cui parlo tanto.

E magari video-chiameremo anche i suoi, di amici. Perché insomma, la quarantena è solo fisica. Ma il nostro cuore è sempre lì vicino a chi non abbiamo mai lasciato col pensiero.

Vi lascio con la poesia di Roberto Piumini. Con l’augurio che tutto questo ci porti davvero una vita più saggia e nuova.

Che cos’è che in aria vola?
C’è qualcosa che non so?
Come mai non si va a scuola?
Ora ne parliamo un po’.

Virus porta la corona,
ma di certo non è un re,
e nemmeno una persona:
ma allora, che cos’è?

È un tipaccio piccolino,
così piccolo che proprio,
per vederlo da vicino,
devi avere il microscopio.

È un tipetto velenoso,
che mai fermo se ne sta:
invadente e dispettoso,
vuol andarsene qua e là.

È invisibile e leggero
e, pericolosamente,
microscopico guerriero,
vuole entrare nella gente.

Ma la gente siamo noi,
io, te, e tutte le persone:
ma io posso, e anche tu puoi,
lasciar fuori quel briccone.

Se ti scappa uno starnuto,
starnutisci nel tuo braccio:
stoppa il volo di quel bruto:
tu lo fai, e anch’io lo faccio.

Quando esci, appena torni,
va’ a lavare le tue mani:
ogni volta, tutti i giorni,
non solo oggi, anche domani.

Lava con acqua e sapone,
lava a lungo, e con cura,
e così, se c’è, il birbone
va giù con la sciacquatura.

Non toccare, con le dita,
la tua bocca, il naso, gli occhi:
non che sia cosa proibita,
però è meglio che non tocchi.

Quando incontri della gente,
rimanete un po’ lontani:
si può stare allegramente
senza stringersi le mani.

Baci e abbracci? Non li dare:
finché è in giro quel tipaccio,
è prudente rimandare
ogni bacio e ogni abbraccio.

C’è qualcuno mascherato,
ma non è per Carnevale,
e non è un bandito armato
che ti vuol fare del male.

È una maschera gentile
per filtrare il suo respiro:
perché quel tipaccio vile
se ne vada meno in giro.

E fin quando quel tipaccio
se ne va, dannoso, in giro,
caro amico, sai che faccio?
io in casa mi ritiro.

È un’idea straordinaria,
dato che è chiusa la scuola,
fino a che, fuori, nell’aria,
quel tipaccio gira e vola.

E gli amici, e i parenti?
Anche in casa, stando fermo,
tu li vedi e li senti:
state insieme sullo schermo.

Chi si vuole bene, può
mantenere una distanza:
baci e abbracci adesso no,
ma parole in abbondanza.

Le parole sono doni,
sono semi da mandare,
perché sono semi buoni,
a chi noi vogliamo amare.

Io, tu, e tutta la gente,
con prudenza e attenzione,
batteremo certamente
l’antipatico birbone.

E magari, quando avremo
superato questa prova,
tutti insieme impareremo
una vita saggia e nuova.

(Roberto Piumini)

Carrello della spesa

0
image/svg+xml

No products in the cart.

Continua gli acquisti